sabato 26 ottobre 2019

#10 - I proverbi della cosa


Uno dei proverbi che può ricollegarsi al fumo e, quindi, al narghilè è: 
Tutto fumo, niente arrosto!”.

Si tratta di un detto popolare che sta a significare che a volte le cose sembrano più di ciò che sono realmente, ma alla fine si rivelano niente. Magari sollevano un gran polverone (il fumo), ma quando si guarda alla sostanza (l'arrosto), non c'è niente.

#9 - I nomi della cosa


Le vere origini del Narghilè sono ancora oggi incerte, molteplici sono i paesi che asseriscono di essere la culla di questo passatempo. I principali paesi che rivendicano di essere i genitori del Narghilè sono l’India, l’Iran, la Turchia, l’Egitto e la Siria.

Probabilmente la verità sta nel mezzo: nelle sue molteplici forme, il Narghilè, attraverso vari percorsi, ha fatto la sua comparsa in più di un paese contemporaneamente. Quello che è certo è che la sua antica provenienza è da attribuire ai paesi meridionali.

Dunque, per le molteplici provenienze da attribuire a questo oggetto, il Narghilè può essere chiamato in diversi modi:

Shisha -> Egitto
Hookah -> India
Kaljan -> nell’area ex sovietica
Pipa de Agua -> spagnolo

#8 - La cosa



La “cosa” scelta, che da questo punto in poi sarà oggetto di approfondimento, è il Narghilè in quanto è un oggetto che riporta indietro nel tempo alla scoperta di culture orientali, storie e mode che ne hanno fatto sempre più uno strumento di interazione, socializzazione ed accompagnamento, magari in un pub o bar con un buon cocktail.
Il Narghilè è visto come un semplice strumento per fumatori ma in realtà è parte integrante della cultura tradizionale dei popoli meridionali.



Fumare il narghilè nei paesi orientali è un rito, un momento di socializzazione, di conversazione, di meditazione, il tutto in un ambiente rilassato e informale, accogliente, alla cui creazione concorre anche il rumore delle bolle che il fumo forma passando attraverso l’acqua e dal suo aroma fresco e fruttato. Insomma: fumare il narghilè in Egitto, come in altri paesi nei quali quest'usanza è di casa, è una vera e propria attività meditativa e sociale, alla quale molti uomini si dedicano quotidianamente.

Nel mondo Occidentale invece fra il IX e XX secolo, il Narghilè è diventato estremamente popolare fra il mondo femminile, diventando un oggetto fashion e alla moda, da dover sfoggiare e poter far ammirare o fotografare per la sua bellezza e stile.

Il Narghilè fa anche la sua apparizione nel cartone animato della Disney "Alice nel paese delle meraviglie" scritto da Lewis Carroll, dove il Bruco fumava appunto un Narghilè seduto su un fungo e nel noto romanzo giallo di Conan Doyle, Sherlock Holmes.

Fonte: Guida completa al Narghilè

#7 - Il film

Il film per eccellenza che rimanda la mia mente in Egitto, al Cairo in particolare, è senza dubbio “La Mummia”: uscito nel 1999 è ambientato nel 1920 a.C. e racconta la storia di un amore proibito tra l’alto sacerdote Imhotep (custode dei morti) e Anck Su Namum, amante del Faraone Seti I. Quando il Faraone scopre il loro tradimento, la donna e il suo amante lo uccidono e Ank si suicida per dare al suo amante il tempo di fuggire, certa che Imhotep l'avrebbe fatta resuscitare. Dopo la sua sepoltura Imhotep si reca nella Città dei Morti per iniziare la cerimonia di resurrezione ma non riesce a portarla a termine. Per il grave sacrilegio compiuto Imhotep viene seppellito vivo assieme ad innumerevoli scarabei carnivori. Il rituale fornisce vita eterna, obbligando il condannato a vivere in agonia per l'eternità. Se Imhotep venisse sottratto ai vincoli eterni della sua pena, tornando in vita, egli si leverebbe come un non-morto causando un'onda di distruzione e morte sulla Terra.
Nel 1923, al Cairo, all'incantevole ed esperta ma ingenua bibliotecaria ed egittologa Evelyn Carnahan viene presentato un intricato cofanetto, che in seguito si rivelerà essere una chiave contenente una antichissima mappa. Dopo avere scoperto che la mappa porta alla leggendaria città dei morti, la bibliotecaria insieme a un gruppo archeologi e avventurieri inizia il viaggio verso la città. Alla ricerca del Libro di Amon-Ra, forgiato in oro puro e contenente un'antica saggezza, si imbattono, invece, nel sarcofago di Imhotep, risvegliandolo e scatenando le dieci piaghe d'Egitto legate al suo risveglio.
Il gruppo torna al Cairo, mentre la mummia di Imhotep gli dà la caccia poichè hanno aperto la cassa maledetta contenente i Canopi ed il Libro dei Morti. Le piaghe d'Egitto si abbattono intanto sul Cairo. Imhotep dopo avere eliminato la maggior parte del gruppo, entra, tramutandosi in un turbine di sabbia, nella stanza di Evelyn per mettersi in contatto con essa: il Sommo Sacerdote la considera infatti (forse perché è la prima donna vista dal suo risveglio) la reincarnazione di Ankh-Su Namun.
Evelyn ipotizza che se il Libro dei Morti ha riportato in vita Imhotep il Libro di Amon-Ra potrà ucciderlo ancora una volta, ma proprio in quel momento interviene la popolazione del Cairo, ipnotizzata da Imothep, che irrompe nel museo per catturare Evelyn.
Imhotep è intenzionato a sacrificare Evelyn per fare resuscitare Anck-su-Namun, e ritorna alla città dei morti. Purtroppo la mummia, ormai completamente rigenerata e, dunque, non più invulnerabile, diventa mortale, e viene trafitta con una spada da uno degli avventurieri. Mentre sta morendo Imhotep lascia il mondo dei vivi decomponendosi e tornando allo stato di mummia. Infine, i sopravvissuti alla battaglia, cavalcando un paio di cammelli, si avviano in un incandescente tramonto verso il Cairo.



Risalente a una data più recente (2008) è il film “Cairo Time” che racconta la storia di Juliette, un'editrice di una rivista di moda, che si reca in Egitto per trascorrere tre settimane di vacanza, oltre che ricongiungersi con il marito Mark, che lavora nella capitale come diplomatico. Tuttavia Mark è preso da impegni di lavoro a Gaza, così decide di inviare il suo collaboratore Tareq a tenere compagnia alla moglie facendole visitare Il Cairo. Mentre Tareq fa da guida alla donna, portandola alla scoperta dei profumi, suoni e segreti della città egizia, tra i due nascono sentimenti inaspettati.

#6 - Il nome del luogo


Il sūq è considerato il più grande in Africa e risale al 1382, quando il sultano Djaharkṣ al-Khalīlī fece costruire un ampio caravanserraglio (in arabo,"khān") al Cairo, sulle rovine di un cimitero mamelucco, trasferendoci numerosi commercianti della città palestinese di Hebron (in arabo "Khalīl"). Da quel momento in poi il mercato mantenne sempre la sua denominazione di khān di Khalīlī o, altrettanto verosimilmente, khān dei mercanti di Khalīl.

mercoledì 23 ottobre 2019

#5 - Il mito


Il museo Egizio del Cairo ha esposto per la prima volta in assoluto un capolavoro uscito direttamente dai suoi laboratori di restauro sempre attivi e produttivi. Si tratta dell’affresco di Edipo, opera che risale al II secolo d.C.

Il mito di Edipo è una delle più famose leggende della mitologia greca e nell’affresco si possono riconoscere i tratti salienti del mito secondo la narrazione tramandata dall’antico drammaturgo greco Sofocle, il quale, brevemente, ci ha lasciato in eredità questa storia: “Edipo fu abbandonato dal padre, il re Laio, in seguito ad una nefasta profezia emanata dall’oracolo di Apollo a Delfi, secondo la quale Laio sarebbe stato ucciso dal figlio e questo ne avrebbe poi sposato la moglie. Edipo fu trovato da un pastore che lo portò al re di Corinto, il quale lo crebbe come suo figlio. Edipo, divenuto adulto, lasciò quella che credeva la sua città natale e si scontrò con un uomo che uccise e che non riconobbe essere il suo vero padre. Raggiunse Tebe e la liberò dalla mostruosa Sfinge; la terribile creatura, infatti, avrebbe decimato la popolazione finché qualcuno non avesse risolto il suo famoso enigma: ‘Che cos’è che al mattino cammina su quattro zampe, a mezzogiorno cammina su due e la sera su tre?’ (l’uomo). Edipo divenne il re di Tebe sposando la regina Giocasta, ignaro però di chi veramente fosse. Quando scoprì che non solo aveva ucciso il proprio padre, ma anche sposato sua madre, si tolse la vista e Giocasta si impiccò” (racconto del mito diffuso dal Museo Egizio).




Iside e Osiride formano la coppia divina più famosa della religione egizia. Il mito di cui sono protagonisti è sicuramente fra i più conosciuti e rappresentati. Essi nacquero da Ra che li generò come fratelli assieme a Seth, dio della guerra, e Nefti, dea dell’oltretomba.

Secondo il mito, Osiride fu il primo re civilizzatore del mondo. Il fratello Seth, invidioso, decise di ucciderlo. Seth lo rinchiuse in un ricco sarcofago per mezzo di un inganno e lo gettò nel Nilo.
Iside, disperata per la morte del compagno, cominciò a cercarne il corpo. Dopo numerose peripezie riuscì a trovarlo e nasconderlo. Tentando di rianimarlo, la dea rimase fecondata e diede alla luce il dio Horo, allevato in gran segreto.
Il corpo di Osiride fu sfortunatamente ritrovato da Seth che, furioso, lo fece a pezzi e ne sparse le parti in modo che non potessero più essere ricomposte. Ma Iside non si arrese. Lei e la sorella Nefti ricomposero il cadavere e lo mummificarono affinché potesse rinascere. In questo modo Osiride divenne re dell’oltretomba e vi regnò assieme ad Iside per l’eternità.
Toccò al figlio della coppia vendicare l’uccisione del dio dei morti. Horo si scontrò violentemente con Seth e lo vinse. In quanto legittimo erede e trionfatore sul caos, egli divenne primo faraone.


#4 - Citazioni


“In Egitto, l’essere umano è come la polvere in un bicchiere crepato. Il bicchiere si può rompere in un niente, e la polvere vola via. Impossibile raccoglierla, e pure inutile: è solo un po’ di polvere. L’uomo in questo paese è così, un po’ di polvere volante. Non vale niente.”
Nagib Mahfuz, Per le strade del Cairo, Newton Compton, 2010


“Domandai al tassista di portarmi all’edificio della televisione nel Maspero. Il suo volto si illuminò e mi domandò se ero impiegato alle televisioni. Quando gli risposi di no, non si fece scoraggiare.
TASSISTA Però sicuramente conoscerte qualcuno laggiù.
IO Sì, io conosco.
TASSISTA Io devo incontrare urgentemente il professor Mufid Fawzi. È una cosa veramente importante.
IO È vitale fino a questo punto?
TASSISTA Non è per me, è una cosa che riguarda il paese. Gli voglio dire che la metà delle persone che la mattina salgono su questo taxi si fanno accompagnare al Centro per il Cancro. Una cosa proprio strana. Appena ne porto uno al Centro, non faccio due giri che ne spunta un altro diretto lì. È chiaro che tutto il paese c’ha il cancro. Io non so se è colpa delle polveri che respiriamo per strada o del cibo che ci avvelena, o di uno di quei pesticidi che spruzziamo continuamente. Ma quello che voglio dire al professor Mufid è che ogni giorno quasi mezzo popolo egiziano va al Centro per il Cancro.”
Khaled Al Khamissi, Taxi. Le strade del Cairo si raccontano, Il Sirente, 2008, p. 163


martedì 22 ottobre 2019

#3 - IL LIBRO


Per le strade del Cairo
Autore: Nagib Mahfuz
Editore: Newton Compton, 2010
Lunghezza: 334 pagine

Siamo in Egitto nel 1942, la seconda guerra mondiale imperversa e la famiglia Akif si trasferisce nel quartiere del Khan el-Khalili, lo storico mercato del Cairo, nella speranza che i vicoli, i caffè e le tante persone che vivono e si affollano in quel labirinto li tengano al sicuro dalle bombe dei tedeschi. Ahmad, il figlio maggiore, il protagonista che presta qui all'autore il suo sguardo sul mondo, sacrificherà la propria istruzione e la propria ambizione personale per sostenere la famiglia. Attraverso la vita di questo ragazzo e i molti personaggi che colorano le pagine del romanzo, quotidianamente minacciati dai bombardamenti, Mahfuz pone al lettore un'annosa questione, tra le più importanti dell'era in cui viviamo: è davvero necessario che il progresso sia accompagnato dalla distruzione del passato? Scritto nel 1945, Per le strade del cairo rappresenta un interessante punto di svolta nella narrativa di Nagib Mahfuz: l'autore si accosta infatti per la prima volta al "contemporaneo", lasciandosi alle spalle le piramidi, i faraoni e gli schiavi che avevano caratterizzato le sue opere precedenti.




Il Cairo: il premio Nobel Nagib Mahfuz nella metropoli dove nessuno è solo
Autore: Sara Brzuszkiewicz
Editore: Unicopli, 2014
Lunghezza: 110 pagine

È una dichiarazione d'amore ad una delle città più affascinanti al mondo ed al suo cantore d'eccellenza, lo scrittore Nagib Mahfuz, scomparso nel 2006 dopo aver scritto per una vita della capitale egiziana. Attraverso stralci dei suoi celebri romanzi e brani delle sue opere meno note, il libro girovaga con Mahfuz nei vicoli sovraffollati, sul lungo Nilo e nelle notti cairote più buie. Metropoli che a tratti si trasforma in rione grazie alla sua popolazione ed ai suoi scorci unici, al contempo eterni e in dinamica evoluzione, la si esplorerà attraverso la penna di uno dei più grandi scrittori del Novecento, spingendosi nei caffè più malfamati e nelle ariose vie centrali, negli interni dei salotti e al limitare del deserto. Ormai immersi nel ventre del Cairo, si ripercorreranno infine le tappe fondamentali dei grandi sconvolgimenti storici degli ultimi tre anni. Si leggerà del ruolo che i luoghi hanno giocato nella così detta rivoluzione egiziana, sempre con uno sguardo cauto, appreso da Mahfuz, al futuro dell'Egitto, Madre del Mondo. 


Taxi. Le strade del Cairo si raccontano
Autore: Khaled Al Khamissi
Editore: Il Sirente (1 gennaio 2008)
Lunghezza: 216 pagine

Taxi è una raccolta di racconti scritta dallo scrittore e regista egiziano Khaled Al Khamissi. Pubblicato al Cairo nel 2007, l'opera è un viaggio nella sociologia urbana della capitale egiziana attraverso le voci dei tassisti. Primo libro scritto in dialetto egiziano.
Sottolineando le più diverse specie di tassisti del pianeta, questo sorprendente ritratto svela le inquinate e spietate strade del Cairo, una città che semplicemente rifiuta di fermarsi. Raccogliendo 58 monologhi fittizi dei tassisti cairoti, l'autore ricrea esperienze reali mentre attraversa la città. Descritte come una sociologia urbana, una etnografia contemporanea, e anche un lavoro di poesia in movimento, queste narrazioni raccontano storie di lotta per la sopravvivenza e per la dignità degli 80.000 tassisti del Cairo. Scritta in modo colloquiale, questa singolare antologia combina acute riflessioni con le intuizioni di fede dell'uomo della strada.

#2 - Le cose

PAPIRI

Ideale come souvenir, perché leggero, ben impacchettato e caratteristico dell’antico Egitto. I veri papiri durano molto nel tempo, e bisogna stare attenti a quelli falsi.
Il papiro prende il nome dalla pianta con cui è fatto: è stata scelta dagli antichi egizi per le sue proprietà “collose”, in grado di mantenere attaccate le sue fibre, una volta essiccato. Le strisce della pianta vengono immerse in acqua e lasciate essiccare, poi schiacciate per rimuovere il liquido in eccesso. Alcuni papiri falsi, ad esempio, sono fatti di foglie di banana, con una eccessiva aggiunta di zucchero per tenerli incollati, che li rende molto rigidi.


GALABEYA





Per dormire, rilassarsi o indossarle come abbigliamento informale, non c’è niente di comodo come la galabeya. Si possono trovare in tutti i suq in tutte le taglie, colori e modelli. Possono essere acquistate pronte, oppure ordinate a seconda della foggia desiderata. Ce ne sono di semplici o di più elaborate, in cotone, seta, broccati o tessuti sintetici.








NARGHILE'

In aggiunta ai negozi è praticamente impossibile non imbattersi in uno dei tantissimi shisha café, in cui si serve normalmente la shisha, più comunemente chiamata Narghilè.
Si tratta di uno strumento per il fumo composto di un contenitore d'acqua, spesso profumata, al cui interno è fatta passare una spirale che consente al fumo di raffreddarsi prima di giungere alla bocca del fumatore attraverso un tubicino flessibile o, più raramente, rigido.

#1 - Suq di Khan el-Khalili - Il Cairo



Popolata da oltre 16 milioni di abitanti, il Cairo, capitale dell'Egitto, è una caotica e polverosa città ubicata sulle sponde del fiume Nilo; a lungo considerata il gioiello d'oriente, è una realtà che colpisce e affascina con i suoi contrasti tra antico e moderno.

Una delle principali attrazioni del Cairo è il Khan el-Khalili. Si tratta del suq della città vecchia, ovvero un grande mercato molto affollato quanto rumoroso ma dai colori e profumi unici, formato da un susseguirsi di negozietti artigianali nei quali potrete trovare veramente di tutto! 


Il Khan el-Khalili è famoso per essere il secondo mercato più grande del Medio Oriente, subito dopo il Bazar di Istanbul. Qua si possono acquistare oggetti di tutti i tipi: piccoli souvenir per turisti,  profumi, essenze, oggetti d'oro, tessuti, tappeti e tutto ciò che si può desiderare.