lunedì 9 dicembre 2019

#22 - La cosa nei fumetti

Calvin and Hobbes è una striscia a fumetti realizzata dallo statunitense Bill Watterson, uscita sui quotidiani statunitensi negli anni '80-'90.  Ambientata negli Stati Uniti, il fumetto è incentrato sulle avventure di Calvin, un bambino di sei anni pestifero e fantasioso, e di Hobbes, la sua tigre di pezza che per tutti è un semplice pupazzo, ma che per Calvin è un fedele compagno di avventure e peripezie quotidiane.

Approfondimenti -> https://www.calvinandhobbes.it/la-strip/


#21 - La cosa nella musica

link -> https://www.youtube.com/watch?v=IzMbVT0QRgw

Narghilè
In motorino faccio slalom tra le macchine

Tu mi infili le tue mani nelle tasche
La mia giacca prende sole, pioggia e brasche
Questo vento balla con le foglie sparse
'Na cuffietta per uno sotto al casco

C'è una scritta "ti amo" sull'asfalto
Io Titanic e tu il mare in alto
Nei tuoi occhi blu vado giù con il ghiaccio
E se conto i gin tonic allora sto al quarto

Ma conta chi resta e il resto non tanto
Ed è vero, col fuoco ti scotti
Il fumo negli occhi ed eccomi qua
Ma ricordi le notti sui tetti

I giorni sui letti tenendoci stretti
Cantando ai concerti, le corse coi treni
La pioggia sui vetri, le camel da dieci, facciamo a metà
Stanotte sa troppo di te

E io non riesco a dormire
E mi giro in un letto di spine
Non ti chiamo ma giuro che so cosa dire
Perché ormai tutto sa di te, sigaretta post caffè

Sigaretta after sex, nuvole di narghilè
Ormai tutto sa di te, sigaretta post caffè
Sigaretta after sex, nuvole di narghilè
Mi passi il fumo con un bacio a bocca aperta

Il tuo sapore che si mischia con la pesca
La tua bocca sa di mare con la brezza
Ma diluvia e siamo sotto alla coperta
E gli amici che vanno

C'è chi resta e chi è fuori da un anno
C'è chi cerca l'amore e chi è stanco
Chi c'è sempre e chi solo ogni tanto
E mi sembra che il tempo non passi, noi svegli ma è tardi

Mi baci e mi guardi e mi chiedi: "Mi scaldi?", noi due in casa scalzi
Il sole a picco da dietro i palazzi
Nella vasca noi due con il Chianti
Stanotte sa troppo di te

E io non riesco a dormire
E mi giro in un letto di spine
Non ti chiamo ma so cosa dire
E tanto alla fine vorrei solo un volo con te per l'Havana e partire

Noi incollati come due cartine
E tu togli linguette a lattine
E chissà se ti è uscito il mio nome
Perché ormai tutto sa di te, sigaretta post caffè

Sigaretta after sex, nuvole di narghilè
Ormai tutto sa di te, sigaretta post caffè
Sigaretta after sex, nuvole di narghilè

#20 - i brevetti della cosa

Di seguito sono riportate le schede tecniche di alcuni brevetti del Narghilè o di alcune parti di esso:

Narghilè con accensione semplificata 

anno di pubblicazione: 14/12/2005
inventore:  Billard Georges, Chaouachi, Kamal, De la Giraudière  Anne-Philippe
numero di riferimento istituzionale: EP1604578A1
https://patentimages.storage.googleapis.com/69/63/cb/903eabd3301c62/EP1604578A1.pdf

Testa del tubo dell'acqua

anno di pubblicazione: 08/11/2017
inventore: Michael Portz, Willem Stephanus Malherbe
numero di riferimento istituzionale: EP2890255B1
https://patentimages.storage.googleapis.com/cc/9e/12/3843dbc09852b0/EP2890255B1.pdf


mercoledì 27 novembre 2019

#19 - La cosa nell'arte


Autore: Eugène Delacroix
Data: 1834
Dimensioni: 180 x 229 cm
Ubicazione: Museo del Louvre














Delacroix, per questo dipinto, fu ispirato dal suo viaggio in Africa nel 1832 per una missione diplomatica promossa da Re Luigi Filippo. Andò a Tangeri, Meknès e Algeri. Fu rapito dall'esotico fascino dell'oriente, in particolare dalla bellezza degli abitanti. Ad Algeri riuscì persino a intrufolarsi in un harem.
Fu, infatti, sulla base delle annotazioni e degli appunti grafici che aveva raccolto durante il viaggio che nacque il quadro Donne di Algeri nei loro appartamenti.Si tratta di un dipinto orientalista nel quale compaiono alcune ragazze all'interno di un harem.. una in particolare fuma un narghilè posato di fronte a lei.


Approfondimenti: https://www.analisidellopera.it/donne-di-algeri-nei-loro-appartamenti-delacroix/




Autore: Anish Kapoor
Data: 2012
Dimensioni: 115 m^2
Ubicazione: Parco Olimpico di Londra a Stratford














Altra scultura collegata alla figura del narghilè è l' ArcelorMittal Orbit

Si tratta di una torre di osservazione alta 115 metri situata nel Parco Olimpico di Londra a Stratford. La struttura d'acciaio, pensata per essere la più alta della Gran Bretagna, è più alta della Statua della Libertà di New York e offre, da una speciale piattaforma di osservazione, una vista spettacolare sull’intero Parco Olimpico e sullo skyline di Londra.

L'ArcelorMittal Orbit è stato paragonato a un gigante narghilè in quanto il reticolo aggrovigliato di tubi di acciaio ricorda molto il simbolo della cultura orientale.
Inoltre, l’artista Anish Kapoor ha confessato di essersi ispirato alla Tour Eiffel, simbolo della capitale francese, e allo stadio olimpico di Pechino, nel tentativo di “ripensare” il concetto di torre.

domenica 17 novembre 2019

#18 - In cucina


Solitamente il tabacco che viene fumato con il Narghilè è di tipo Virginia e viene impregnato con della melassa, in quanto, senza la glicerina liquida, tutto il tabacco verrebbe incenerito in pochi minuti.

Procedimento:

Ingredienti :
- melassa (miele d’api di solito)
- tabacco di tipo Virginia
- frutta o essenze
- glicerina

La procedura non è complessa ma piuttosto precisa ed è sommariamente questa: una percentuale fra il 5 e li 10%  di tabacco viene messo a macerare in una vasca che contiene il 90% fra miele, frutta o essenze( il contenuto preciso è il vero segreto industriale) .

Passate 2 settimane alla melassa ottenuta viene aggiunta una percentuale pari allo 0,5% di glicerina e, dopodiche, viene confezionata.

La melassa va consumata entro 2 – 3 anni dalla produzione.


Un altro collegamento con il mondo culinario è, oltre a alla melassa, il tabacco alla frutta.

Procedimento:

Frammentare il tabacco. La prima cosa si deve fare quando si vuole ottenere della shisha alla mela è preparare il tabacco spezzandolo in strisce. Quando le foglie sono state rotte e tritate in piccoli pezzi, bisogna metterle a bagno. Dopo aver lasciato in ammollo il tabacco per il tempo desiderato, filtrarlo per eliminare il liquido. Aspettare che si asciughi un po' e poi aggiungere il miele o la melassa.

Dopodiche bisogna preparare la frutta. Prima di frullare e aggiungere le mele al tabacco, bisogna eliminare semi e torsolo. Tagliare finemente i pezzi della frutta e scaldarli in un pentolino per eliminare l’umidità in eccesso. Aspettare che il composto si sia raffreddato e aggiungere la glicerina (Il suo compito è quello di assorbire l'acqua dagli altri ingredienti).
A questo punto unire la frutta al composto di tabacco. Quando la purea si è raffreddata, incorporarla al tabacco e miele (o melassa). Una volta mescolati tutti gli ingredienti, bisogna modellarli in una palla e avvolgerla in un foglio di carta d’alluminio; così facendo, i succhi resteranno all'interno durante la cottura.
Infine, infornare il composto per 45 minuti a 80° e, dopo la cottura, se si ha la sensazione che il tabacco sia un po' asciutto, si possono aggiungere altri aromi. Quindi conservare la miscela per tutta la notte in frigorifero e, una volta raffreddata e arricchita con altri sapori e ingredienti, la shisha può essere riposta.

#17 - Nuvola dei nomi


#16 - Una prima mappa concettuale





#15 - L'evoluzione futura della cosa

Dovendo immaginare un'evoluzione futura della cosa, direi che l'evoluzione sta già avvenendo ai nostri giorni. Con questa frase mi riferisco all'avvento delle recenti sigarette elettroniche  (aka Vape) che hanno un principio di funzionamento simile a quello dei storici narghilè. L'unica differenza evidente è che nei Vape non è necessario ricaricare automaticamente il liquido perché il dispositivo funziona secondo il principio della sostituzione delle cartucce.

Di seguito riporto il link in cui vengono analizzate nel dettaglio le differenze e le affinità tra Narghilè e sigaretta elettronica.

giovedì 14 novembre 2019

#14 - La cosa come simbolo


Il narghilè, simbolo di relax e socializzazione da oltre 500 anni, è un vero e proprio rito comune per simboleggiare l’unione, l’amicizia e la fratellanza: amato anche dai giovani e dai non fumatori grazie agli speciali tabacchi con quantità di nicotina bassa o nulla, il narghilè rappresenta  un nuovo metodo di aggregazione, meditazione e conversazione che affonda le sue radici nell'antica tradizione egiziana.

Fumare  il narghilè, insomma, è l'esatto contrario del rito solitario della  più classica sigaretta all'italiana, oggi generalmente consumata in fretta, da soli e, come impone la legge, fuori dai locali. E' proprio  partendo da questa considerazione che i commercianti italiani hanno  fiutato l'affare: il narghilè, infatti, diventa spesso simbolo di emancipazione per la popolazione femminile araba in Italia, che nei paesi  più integralisti vede negarsi la possibilità di usufruire di questo  rito socializzante.



#13 - L'anatomia della cosa


Il narghilè è così composto:

Carta Stagnola o Griglia per Narghilè: Solitamente si usa una stagnola bucherellata di diametro di circa 10 cm con dei fori ben posizionati ad una distanza di 0,5 cm. In alternativa si può usare una Griglia in metallo già forata dove posizionare i carboncini.

Carboncini: I carboncini usati per il Narghilè sono di forma cilindrica o a cubetti. Possono essere di diverse tipologie, una di queste è il carbone naturale di noce di cocco.

Braciere: Il braciere solitamente è in argilla, questo componente serve a condurre il calore al tabacco o alla melassa o alle pietrine aromatizzate che si poggiano dentro. Può essere di due tipologie, uno concavo con più fori per posizionare il tabacco ed uno con un unico foro centrale dove distribuire intorno le melasse.

Guarnizione: Generalmente è in silicone o in gomma, serve per evitare le fuoriuscite del fumo e poter poggiare il braciere senza alcun problema di traballamento o sfiato.

Piatto: Serve ad evitare che la cenere generata dai carboncini fuoriesca oltre il narghilè.

Corpo del Narghilè: Generalmente in metallo, è la parte centrale del Narghilè, in questa sezione troviamo i fori per gli innesti del tubo o per le valvole di sfogo, che contiene a sua volta una sferetta d’acciaio per il passaggio dell’aria.

Ampolla: L’ampolla è la base ed il cuore del narghilè. Può essere in vetro o in cristallo. La qualità della lavorazione dell’ampolla determina anche il valore del narghilè stesso, infatti nei narghilè più qualitativi questa parte è ornata e dipinta a mano. L’ampolla viene riempita d’acqua preferibilmente fredda, fino a ricoprire il cilindro per 2/3 cm. Questo garantisce una fumata omogenea ed uniforme.

Tubo: Questa componente è la sezione utilizzata per aspirare il fumo del narghilè. E’ un componente flessibile che può essere di lunghezze e materiali differenti: può essere in gomma, plastica, gomma stoffa ed avere le parti intercambiabili.

Bocchino: E’ la sezione finale del tubo dove vengono poggiate le labbra per aspirare il fumo. Nei luoghi pubblici a questa sezione solitamente viene aggiunto un bocchino monouso ed in plastica, proprio per un’igiene maggiore, mentre nei narghilè per uso personale il bocchino è in acciaio o vetro colorato, per un design più elegante.




#12 - I materiali della cosa

Il Narghilè è uno strumento composto da diverse parti, ognuna costituita da un materiale diverso. Eccone qui di seguito un elenco:

- Carta Stagnola bucherellata o Griglia in metallo già forata;
- Argilla -> per il braciere
- Silicone o gomma -> per la guarnizione
- Metallo -> per il corpo del Narghilè e per il piatto che raccoglie la cenere generata dai carboncini
- Vetro o cristallo -> per l’ampolla
- Gomma, plastica o gomma stoffa -> per il tubo
- Plastica -> per il bocchino monouso
- Acciaio o vetro colorato -> per il bocchino a uso personale

#11 - La tassonomia della cosa


In Egitto e nei paesi circostanti, le prime tipologie di Narghilè erano costituite da una semplice noce di cocco usata come ampolla e delle canne di bambù come tubi, per via della sua diffusione fra le classi meno abbienti.


Gli ottomani svilupparono una Shisha sempre più grande, con una base in cristallo e un recipiente di argilla nella parte superiore.

In seguito l’evoluzione del narghilè l’ha visto costituito da materiali più resistenti quali rame ed ottone fino ad arrivare ai giorni nostri, dove acciaio ed alluminio ne fanno da padrone.

Inoltre le guarnizioni, erano costituite da filamenti di canapa, materiale ancora usato nei paesi meridionali, mentre oggi questi filamenti sono sostituiti da guarnizioni in plastica o silicone.




sabato 26 ottobre 2019

#10 - I proverbi della cosa


Uno dei proverbi che può ricollegarsi al fumo e, quindi, al narghilè è: 
Tutto fumo, niente arrosto!”.

Si tratta di un detto popolare che sta a significare che a volte le cose sembrano più di ciò che sono realmente, ma alla fine si rivelano niente. Magari sollevano un gran polverone (il fumo), ma quando si guarda alla sostanza (l'arrosto), non c'è niente.

#9 - I nomi della cosa


Le vere origini del Narghilè sono ancora oggi incerte, molteplici sono i paesi che asseriscono di essere la culla di questo passatempo. I principali paesi che rivendicano di essere i genitori del Narghilè sono l’India, l’Iran, la Turchia, l’Egitto e la Siria.

Probabilmente la verità sta nel mezzo: nelle sue molteplici forme, il Narghilè, attraverso vari percorsi, ha fatto la sua comparsa in più di un paese contemporaneamente. Quello che è certo è che la sua antica provenienza è da attribuire ai paesi meridionali.

Dunque, per le molteplici provenienze da attribuire a questo oggetto, il Narghilè può essere chiamato in diversi modi:

Shisha -> Egitto
Hookah -> India
Kaljan -> nell’area ex sovietica
Pipa de Agua -> spagnolo

#8 - La cosa



La “cosa” scelta, che da questo punto in poi sarà oggetto di approfondimento, è il Narghilè in quanto è un oggetto che riporta indietro nel tempo alla scoperta di culture orientali, storie e mode che ne hanno fatto sempre più uno strumento di interazione, socializzazione ed accompagnamento, magari in un pub o bar con un buon cocktail.
Il Narghilè è visto come un semplice strumento per fumatori ma in realtà è parte integrante della cultura tradizionale dei popoli meridionali.



Fumare il narghilè nei paesi orientali è un rito, un momento di socializzazione, di conversazione, di meditazione, il tutto in un ambiente rilassato e informale, accogliente, alla cui creazione concorre anche il rumore delle bolle che il fumo forma passando attraverso l’acqua e dal suo aroma fresco e fruttato. Insomma: fumare il narghilè in Egitto, come in altri paesi nei quali quest'usanza è di casa, è una vera e propria attività meditativa e sociale, alla quale molti uomini si dedicano quotidianamente.

Nel mondo Occidentale invece fra il IX e XX secolo, il Narghilè è diventato estremamente popolare fra il mondo femminile, diventando un oggetto fashion e alla moda, da dover sfoggiare e poter far ammirare o fotografare per la sua bellezza e stile.

Il Narghilè fa anche la sua apparizione nel cartone animato della Disney "Alice nel paese delle meraviglie" scritto da Lewis Carroll, dove il Bruco fumava appunto un Narghilè seduto su un fungo e nel noto romanzo giallo di Conan Doyle, Sherlock Holmes.

Fonte: Guida completa al Narghilè

#7 - Il film

Il film per eccellenza che rimanda la mia mente in Egitto, al Cairo in particolare, è senza dubbio “La Mummia”: uscito nel 1999 è ambientato nel 1920 a.C. e racconta la storia di un amore proibito tra l’alto sacerdote Imhotep (custode dei morti) e Anck Su Namum, amante del Faraone Seti I. Quando il Faraone scopre il loro tradimento, la donna e il suo amante lo uccidono e Ank si suicida per dare al suo amante il tempo di fuggire, certa che Imhotep l'avrebbe fatta resuscitare. Dopo la sua sepoltura Imhotep si reca nella Città dei Morti per iniziare la cerimonia di resurrezione ma non riesce a portarla a termine. Per il grave sacrilegio compiuto Imhotep viene seppellito vivo assieme ad innumerevoli scarabei carnivori. Il rituale fornisce vita eterna, obbligando il condannato a vivere in agonia per l'eternità. Se Imhotep venisse sottratto ai vincoli eterni della sua pena, tornando in vita, egli si leverebbe come un non-morto causando un'onda di distruzione e morte sulla Terra.
Nel 1923, al Cairo, all'incantevole ed esperta ma ingenua bibliotecaria ed egittologa Evelyn Carnahan viene presentato un intricato cofanetto, che in seguito si rivelerà essere una chiave contenente una antichissima mappa. Dopo avere scoperto che la mappa porta alla leggendaria città dei morti, la bibliotecaria insieme a un gruppo archeologi e avventurieri inizia il viaggio verso la città. Alla ricerca del Libro di Amon-Ra, forgiato in oro puro e contenente un'antica saggezza, si imbattono, invece, nel sarcofago di Imhotep, risvegliandolo e scatenando le dieci piaghe d'Egitto legate al suo risveglio.
Il gruppo torna al Cairo, mentre la mummia di Imhotep gli dà la caccia poichè hanno aperto la cassa maledetta contenente i Canopi ed il Libro dei Morti. Le piaghe d'Egitto si abbattono intanto sul Cairo. Imhotep dopo avere eliminato la maggior parte del gruppo, entra, tramutandosi in un turbine di sabbia, nella stanza di Evelyn per mettersi in contatto con essa: il Sommo Sacerdote la considera infatti (forse perché è la prima donna vista dal suo risveglio) la reincarnazione di Ankh-Su Namun.
Evelyn ipotizza che se il Libro dei Morti ha riportato in vita Imhotep il Libro di Amon-Ra potrà ucciderlo ancora una volta, ma proprio in quel momento interviene la popolazione del Cairo, ipnotizzata da Imothep, che irrompe nel museo per catturare Evelyn.
Imhotep è intenzionato a sacrificare Evelyn per fare resuscitare Anck-su-Namun, e ritorna alla città dei morti. Purtroppo la mummia, ormai completamente rigenerata e, dunque, non più invulnerabile, diventa mortale, e viene trafitta con una spada da uno degli avventurieri. Mentre sta morendo Imhotep lascia il mondo dei vivi decomponendosi e tornando allo stato di mummia. Infine, i sopravvissuti alla battaglia, cavalcando un paio di cammelli, si avviano in un incandescente tramonto verso il Cairo.



Risalente a una data più recente (2008) è il film “Cairo Time” che racconta la storia di Juliette, un'editrice di una rivista di moda, che si reca in Egitto per trascorrere tre settimane di vacanza, oltre che ricongiungersi con il marito Mark, che lavora nella capitale come diplomatico. Tuttavia Mark è preso da impegni di lavoro a Gaza, così decide di inviare il suo collaboratore Tareq a tenere compagnia alla moglie facendole visitare Il Cairo. Mentre Tareq fa da guida alla donna, portandola alla scoperta dei profumi, suoni e segreti della città egizia, tra i due nascono sentimenti inaspettati.

#6 - Il nome del luogo


Il sūq è considerato il più grande in Africa e risale al 1382, quando il sultano Djaharkṣ al-Khalīlī fece costruire un ampio caravanserraglio (in arabo,"khān") al Cairo, sulle rovine di un cimitero mamelucco, trasferendoci numerosi commercianti della città palestinese di Hebron (in arabo "Khalīl"). Da quel momento in poi il mercato mantenne sempre la sua denominazione di khān di Khalīlī o, altrettanto verosimilmente, khān dei mercanti di Khalīl.

mercoledì 23 ottobre 2019

#5 - Il mito


Il museo Egizio del Cairo ha esposto per la prima volta in assoluto un capolavoro uscito direttamente dai suoi laboratori di restauro sempre attivi e produttivi. Si tratta dell’affresco di Edipo, opera che risale al II secolo d.C.

Il mito di Edipo è una delle più famose leggende della mitologia greca e nell’affresco si possono riconoscere i tratti salienti del mito secondo la narrazione tramandata dall’antico drammaturgo greco Sofocle, il quale, brevemente, ci ha lasciato in eredità questa storia: “Edipo fu abbandonato dal padre, il re Laio, in seguito ad una nefasta profezia emanata dall’oracolo di Apollo a Delfi, secondo la quale Laio sarebbe stato ucciso dal figlio e questo ne avrebbe poi sposato la moglie. Edipo fu trovato da un pastore che lo portò al re di Corinto, il quale lo crebbe come suo figlio. Edipo, divenuto adulto, lasciò quella che credeva la sua città natale e si scontrò con un uomo che uccise e che non riconobbe essere il suo vero padre. Raggiunse Tebe e la liberò dalla mostruosa Sfinge; la terribile creatura, infatti, avrebbe decimato la popolazione finché qualcuno non avesse risolto il suo famoso enigma: ‘Che cos’è che al mattino cammina su quattro zampe, a mezzogiorno cammina su due e la sera su tre?’ (l’uomo). Edipo divenne il re di Tebe sposando la regina Giocasta, ignaro però di chi veramente fosse. Quando scoprì che non solo aveva ucciso il proprio padre, ma anche sposato sua madre, si tolse la vista e Giocasta si impiccò” (racconto del mito diffuso dal Museo Egizio).




Iside e Osiride formano la coppia divina più famosa della religione egizia. Il mito di cui sono protagonisti è sicuramente fra i più conosciuti e rappresentati. Essi nacquero da Ra che li generò come fratelli assieme a Seth, dio della guerra, e Nefti, dea dell’oltretomba.

Secondo il mito, Osiride fu il primo re civilizzatore del mondo. Il fratello Seth, invidioso, decise di ucciderlo. Seth lo rinchiuse in un ricco sarcofago per mezzo di un inganno e lo gettò nel Nilo.
Iside, disperata per la morte del compagno, cominciò a cercarne il corpo. Dopo numerose peripezie riuscì a trovarlo e nasconderlo. Tentando di rianimarlo, la dea rimase fecondata e diede alla luce il dio Horo, allevato in gran segreto.
Il corpo di Osiride fu sfortunatamente ritrovato da Seth che, furioso, lo fece a pezzi e ne sparse le parti in modo che non potessero più essere ricomposte. Ma Iside non si arrese. Lei e la sorella Nefti ricomposero il cadavere e lo mummificarono affinché potesse rinascere. In questo modo Osiride divenne re dell’oltretomba e vi regnò assieme ad Iside per l’eternità.
Toccò al figlio della coppia vendicare l’uccisione del dio dei morti. Horo si scontrò violentemente con Seth e lo vinse. In quanto legittimo erede e trionfatore sul caos, egli divenne primo faraone.


#4 - Citazioni


“In Egitto, l’essere umano è come la polvere in un bicchiere crepato. Il bicchiere si può rompere in un niente, e la polvere vola via. Impossibile raccoglierla, e pure inutile: è solo un po’ di polvere. L’uomo in questo paese è così, un po’ di polvere volante. Non vale niente.”
Nagib Mahfuz, Per le strade del Cairo, Newton Compton, 2010


“Domandai al tassista di portarmi all’edificio della televisione nel Maspero. Il suo volto si illuminò e mi domandò se ero impiegato alle televisioni. Quando gli risposi di no, non si fece scoraggiare.
TASSISTA Però sicuramente conoscerte qualcuno laggiù.
IO Sì, io conosco.
TASSISTA Io devo incontrare urgentemente il professor Mufid Fawzi. È una cosa veramente importante.
IO È vitale fino a questo punto?
TASSISTA Non è per me, è una cosa che riguarda il paese. Gli voglio dire che la metà delle persone che la mattina salgono su questo taxi si fanno accompagnare al Centro per il Cancro. Una cosa proprio strana. Appena ne porto uno al Centro, non faccio due giri che ne spunta un altro diretto lì. È chiaro che tutto il paese c’ha il cancro. Io non so se è colpa delle polveri che respiriamo per strada o del cibo che ci avvelena, o di uno di quei pesticidi che spruzziamo continuamente. Ma quello che voglio dire al professor Mufid è che ogni giorno quasi mezzo popolo egiziano va al Centro per il Cancro.”
Khaled Al Khamissi, Taxi. Le strade del Cairo si raccontano, Il Sirente, 2008, p. 163


martedì 22 ottobre 2019

#3 - IL LIBRO


Per le strade del Cairo
Autore: Nagib Mahfuz
Editore: Newton Compton, 2010
Lunghezza: 334 pagine

Siamo in Egitto nel 1942, la seconda guerra mondiale imperversa e la famiglia Akif si trasferisce nel quartiere del Khan el-Khalili, lo storico mercato del Cairo, nella speranza che i vicoli, i caffè e le tante persone che vivono e si affollano in quel labirinto li tengano al sicuro dalle bombe dei tedeschi. Ahmad, il figlio maggiore, il protagonista che presta qui all'autore il suo sguardo sul mondo, sacrificherà la propria istruzione e la propria ambizione personale per sostenere la famiglia. Attraverso la vita di questo ragazzo e i molti personaggi che colorano le pagine del romanzo, quotidianamente minacciati dai bombardamenti, Mahfuz pone al lettore un'annosa questione, tra le più importanti dell'era in cui viviamo: è davvero necessario che il progresso sia accompagnato dalla distruzione del passato? Scritto nel 1945, Per le strade del cairo rappresenta un interessante punto di svolta nella narrativa di Nagib Mahfuz: l'autore si accosta infatti per la prima volta al "contemporaneo", lasciandosi alle spalle le piramidi, i faraoni e gli schiavi che avevano caratterizzato le sue opere precedenti.




Il Cairo: il premio Nobel Nagib Mahfuz nella metropoli dove nessuno è solo
Autore: Sara Brzuszkiewicz
Editore: Unicopli, 2014
Lunghezza: 110 pagine

È una dichiarazione d'amore ad una delle città più affascinanti al mondo ed al suo cantore d'eccellenza, lo scrittore Nagib Mahfuz, scomparso nel 2006 dopo aver scritto per una vita della capitale egiziana. Attraverso stralci dei suoi celebri romanzi e brani delle sue opere meno note, il libro girovaga con Mahfuz nei vicoli sovraffollati, sul lungo Nilo e nelle notti cairote più buie. Metropoli che a tratti si trasforma in rione grazie alla sua popolazione ed ai suoi scorci unici, al contempo eterni e in dinamica evoluzione, la si esplorerà attraverso la penna di uno dei più grandi scrittori del Novecento, spingendosi nei caffè più malfamati e nelle ariose vie centrali, negli interni dei salotti e al limitare del deserto. Ormai immersi nel ventre del Cairo, si ripercorreranno infine le tappe fondamentali dei grandi sconvolgimenti storici degli ultimi tre anni. Si leggerà del ruolo che i luoghi hanno giocato nella così detta rivoluzione egiziana, sempre con uno sguardo cauto, appreso da Mahfuz, al futuro dell'Egitto, Madre del Mondo. 


Taxi. Le strade del Cairo si raccontano
Autore: Khaled Al Khamissi
Editore: Il Sirente (1 gennaio 2008)
Lunghezza: 216 pagine

Taxi è una raccolta di racconti scritta dallo scrittore e regista egiziano Khaled Al Khamissi. Pubblicato al Cairo nel 2007, l'opera è un viaggio nella sociologia urbana della capitale egiziana attraverso le voci dei tassisti. Primo libro scritto in dialetto egiziano.
Sottolineando le più diverse specie di tassisti del pianeta, questo sorprendente ritratto svela le inquinate e spietate strade del Cairo, una città che semplicemente rifiuta di fermarsi. Raccogliendo 58 monologhi fittizi dei tassisti cairoti, l'autore ricrea esperienze reali mentre attraversa la città. Descritte come una sociologia urbana, una etnografia contemporanea, e anche un lavoro di poesia in movimento, queste narrazioni raccontano storie di lotta per la sopravvivenza e per la dignità degli 80.000 tassisti del Cairo. Scritta in modo colloquiale, questa singolare antologia combina acute riflessioni con le intuizioni di fede dell'uomo della strada.

#2 - Le cose

PAPIRI

Ideale come souvenir, perché leggero, ben impacchettato e caratteristico dell’antico Egitto. I veri papiri durano molto nel tempo, e bisogna stare attenti a quelli falsi.
Il papiro prende il nome dalla pianta con cui è fatto: è stata scelta dagli antichi egizi per le sue proprietà “collose”, in grado di mantenere attaccate le sue fibre, una volta essiccato. Le strisce della pianta vengono immerse in acqua e lasciate essiccare, poi schiacciate per rimuovere il liquido in eccesso. Alcuni papiri falsi, ad esempio, sono fatti di foglie di banana, con una eccessiva aggiunta di zucchero per tenerli incollati, che li rende molto rigidi.


GALABEYA





Per dormire, rilassarsi o indossarle come abbigliamento informale, non c’è niente di comodo come la galabeya. Si possono trovare in tutti i suq in tutte le taglie, colori e modelli. Possono essere acquistate pronte, oppure ordinate a seconda della foggia desiderata. Ce ne sono di semplici o di più elaborate, in cotone, seta, broccati o tessuti sintetici.








NARGHILE'

In aggiunta ai negozi è praticamente impossibile non imbattersi in uno dei tantissimi shisha café, in cui si serve normalmente la shisha, più comunemente chiamata Narghilè.
Si tratta di uno strumento per il fumo composto di un contenitore d'acqua, spesso profumata, al cui interno è fatta passare una spirale che consente al fumo di raffreddarsi prima di giungere alla bocca del fumatore attraverso un tubicino flessibile o, più raramente, rigido.

#1 - Suq di Khan el-Khalili - Il Cairo



Popolata da oltre 16 milioni di abitanti, il Cairo, capitale dell'Egitto, è una caotica e polverosa città ubicata sulle sponde del fiume Nilo; a lungo considerata il gioiello d'oriente, è una realtà che colpisce e affascina con i suoi contrasti tra antico e moderno.

Una delle principali attrazioni del Cairo è il Khan el-Khalili. Si tratta del suq della città vecchia, ovvero un grande mercato molto affollato quanto rumoroso ma dai colori e profumi unici, formato da un susseguirsi di negozietti artigianali nei quali potrete trovare veramente di tutto! 


Il Khan el-Khalili è famoso per essere il secondo mercato più grande del Medio Oriente, subito dopo il Bazar di Istanbul. Qua si possono acquistare oggetti di tutti i tipi: piccoli souvenir per turisti,  profumi, essenze, oggetti d'oro, tessuti, tappeti e tutto ciò che si può desiderare.